Quello che le donne non dicono. Ovvero la donna ed i problemi di erezione del partner
Quante donne possono raccontare di essersi trovate di fronte ad una disfunzione erettile del proprio partner? Probabilmente molte e diversi saranno stati i loro vissuti. Quando insorge una difficoltà erettiva, indipendentemente che sia di natura psicologica o organica, le reazioni e le emozioni che investono una donna possono essere di diverso tipo. Andiamole a scoprire.
– il timore di esserne la causa: quando insorge una difficoltà erettiva nella coppia il disagio emotivo che ne deriva è vissuto anche dalla donna, spesso in modo così profondo da poter compromettere la propria autostima. Il timore di una femminilità diminuita, di essere poco interessante agli occhi del proprio uomo sono le paure che più tipicamente emergono. Ad esse potranno seguire timori di essere tradita o, peggio ancora, abbandonata. In altri casi la donna può vivere rabbia e frustrazione per l’impossibilità all’incontro sessuale e attribuisce ogni responsabilità al partner aspettandosi che lui affronti quanto prima il problema.
– La consapevolezza di una difficoltà dell’uomo è tipica di quelle donne che hanno un buon rapporto con la propria sessualità e riconoscono un episodio di difficoltà nell’uomo come il segnale di un disagio emotivo o relazionale in lui. È il caso dei primi rapporti, quelli che avvengono all’inizio della relazione e che possono essere vissuti dall’uomo come una prova da sostenere per essere accettati e scelti.
– Il dubbio sulla compatibilità e intesa sessuale tra due persone che si sono conosciute da poco e che, anche attraverso l’intimità cercano di comprendere se si è fatti per l’altro e viceversa. Siamo disponibili ad accettare l’idea che non sia possibile essere compatibili con chiunque ma quando capita di “non trovarsi” a letto la frustrazione è tanto più forte quanto più siamo interessati all’altro. In queste situazioni la donna non attribuisce a sé né al partner la responsabilità del problema ma alla fatalità o ad un disegno del destino. Alcune volte può affidarsi a questo segno ed abbandonare la relazione. Altre volte, fortemente interessata al partner, dimostra comprensione e disponibilità a metterlo a proprio agio confidando che, nel tempo, la coppia raggiunga una buona intesa sessuale.
– La liberazione dal dover assecondare una esperienza non desiderata non è un vissuto molto frequente ma esistono relazioni all’interno delle quali la donna, per scarso interesse sessuale, per insoddisfazione, per difficoltà nei confronti del sesso, per perdita del desiderio dovuta a diversi motivi vive il venire meno della sessualità come un modo per uscire da una dinamica di oppressione o, quantomeno, di aspettativa e richiesta da parte del partner. L’emergere di una disfunzione erettile solleva dal dover fingere il classico mal di testa o rimandare per stanchezza, impegni o scarsa voglia. In queste relazioni l’aspettativa della donna è rivolta ad una relazione di serena convivenza dove la fisicità non è più necessaria se non relegata ai gesti affettivi quali l’abbraccio o le coccole.
– La diminuzione del controllo di un partner infedele può essere favorita dall’emergere di un problema erettivo dal momento che non potendo più avere rapporti sessuali, almeno finché non ha iniziato un trattamento, eviterà di rivolgere le proprie attenzioni sessuali ad altre donne. In questa situazione la donna vive il problema come una soluzione alla crisi relazionale: la malattia dell’altro potrebbe favorire il ritorno alle attenzioni verso di lei, quelle attenzioni che riceveva e che, nel tempo, sono state dirottate altrove. Oltre a ciò, la DE può rappresentare un fattore protettivo verso una possibile separazione visto che un uomo con questo problema difficilmente si proporrebbe ad un’altra donna.
Le conseguenze sulla coppia
In questa fase la sessualità subisce delle modificazioni che potranno influire sulla qualità generale della relazione. Il timore di incorrere in un episodio fallimentare porterà entrambi i partner a vivere la sessualità come una situazione deludente e frustrante con la conseguente diminuzione della motivazione all’incontro intimo. Questo atteggiamento va anche nella direzione della salvaguardia della propria identità e autostima sessuale.
L’iniziativa sessuale, di conseguenza, vedrà una diminuzione così come la frequenza degli incontri e con essi anche tutte quelle occasioni che favorivano, che rappresentavano l’antipasto dell’erotismo come fare la doccia insieme, svestirsi di fronte all’altro o girare semplicemente nudi per casa.
Anche l’abbraccio e la vicinanza fisica a scopo affettivo possono essere vissuti come minacciosi e di conseguenza limitati per il timore di mettere l’uomo a disagio. Il letto, luogo dell’incontro amoroso per eccellenza, viene vissuto come lo spazio del possibile fallimento e quindi evitato nei momenti che prima venivano condivisi e cercati. La donna si attarda in bagno e raggiunge l’uomo a letto dopo che si è addormentato. L’uomo attende alla tv che la donna vada a letto e la raggiunge quando pensa si sia addormentata.
Anche la comunicazione erotica tra i partner e con i conoscenti subisce dei cambiamenti. Le battute sul sesso ed i discorsi sull’erotismo vengono evitati perché rimandano alla propria situazione di insoddisfazione, incertezza e tristezza.
Quando la sessualità non è completamente compromessa è presente un alto livello di sorveglianza circa ciò che si realizza. La donna, ma anche l’uomo, sarà concentrata sul pene chiedendosi se avrà un’erezione e se questa si manterrà. Questa preoccupazione influirà sull’esperienza comportando una difficoltà all’eccitamento con diminuzione della lubrificazione e del piacere ed una possibile difficoltà a raggiungere l’orgasmo.
Inutile dire che sarà la qualità della relazione oltre alle capacità personali a influire sulle sorti del problema insorto. Le coppie che potranno fare affidamento su una buona intesa sessuale precedente all’insorgenza del problema ed a una buona qualità della comunicazione affronteranno il disagio in tempi brevi e insieme. Altre metteranno in atto modalità in linea con la tipologia della relazione sentimentale e sessuale.
Come la donna può aiutare l’uomo a superare il problema
Come è logico prevedere se la difficoltà dell’erezione insorge all’interno di una coppia con una buona qualità della vita sessuale gli effetti emotivi saranno comunque visibili ma la coppia non abbandonerà la sessualità. Ciò che ci aspettiamo, infatti, è che una coppia che annovera il gioco erotico attraverso i preliminari piuttosto che soltanto la penetrazione, non abbandona l’attività sessuale ma la ridimensiona nel periodo degli accertamenti clinici. Lo stesso dicasi per la presenza di un clima sessuale collaborativo, con complicità e reciprocità. La DE, infatti, può rappresentare una brusca frenata nel percorso verso il piacere ma momentanea perché la motivazione di entrambi a ritrovare quanto prima l’erotismo come spazio di piacere condiviso li spingerà a chiedere aiuto quanto prima.
Il contributo della donna è fondamentale sia in questi casi, diciamo così, più fortunati, che nelle situazioni che accadono più spesso. È importante che la donna non si chiuda in una dimensione di isolamento spinta dalla rabbia per l’accaduto o per il senso di impotenza o vissuti di colpa.
Colpevolizzare sé stesse attribuendo al proprio corpo non più attraente o alla propria diminuita capacità eccitatoria complica sicuramente la possibilità di una evoluzione positiva. Alla donna si chiede quindi lo sforzo di andare oltre la propria paura di essere causa così da incoraggiare il partner ad affrontare la situazione per il benessere di entrambi.
Molto spesso accade che sia proprio la donna a spingere l’uomo ad affrontare un problema che tanto lo tocca ma altrettanto lo imbarazza al punto da portarlo a rimandare continuamente il primo contatto con un professionista oppure sottovalutare il problema rassicurando la partner circa una naturale risoluzione che difficilmente si realizzerà.
Le modalità che la donna utilizza possono variare da una semplice domanda sulle spiegazioni che l’uomo attribuisce all’accaduto al comunicare la propria preoccupazione verso uno stato di salute che sarebbe bene approfondire, dall’evidenziare l’importanza per la coppia di una sessualità soddisfacente a quella che chiamo la strategia dell’out out, non così rara nella mia esperienza e che consiste nel mettere il partner alle strette dopo innumerevoli richieste di prendere un appuntamento con un professionista: “O fai qualcosa o ti lascio”.
L’apporto della donna è fondamentale anche nella fase diagnostica e terapeutica. La sua presenza durante le visite mediche ed i colloqui psico-sessuologici, quando l’uomo è favorevole, può permettere al professionista di comprendere meglio la storia sessuale all’interno della quale il disturbo si inserisce, le eventuali motivazioni psicologiche e relazionali alla base del disagio sessuale, far emergere un possibile conflitto di coppia in atto, favorire l’aderenza dell’uomo alla terapia e partecipare attivamente al processo terapeutico con le proprie risorse personali di donna e partner.
In ogni caso è fondamentale valutare le aspettative terapeutiche della donna in modo che non venga proposta una terapia che lei non riconosce e che quindi non sosterrà con la conseguenza di lasciare l’uomo da solo durante il percorso. Ciò influirebbe negativamente sulla fiducia verso la propria partner oltre a modificare l’aspettativa di collaborazione e aiuto tipici di una coppia che si ama ed è disponibile ad affrontare la vita, nel bene e nel male, insieme.
Imamgine: Romantic Couple by Aditi Mitra