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Breve storia di un tabù: l’Onanismo

Breve storia di un tabù: l’Onanismo

Certo ne abbiamo fatta di strada da quando si legava la masturbazione al peccato mortale, alla follia.

La masturbazione, o onanismo, è la stimolazione, più spesso manuale, dei propri genitali per la gratificazione sessuale. L’origine del termine deriva dal latino e suggerisce l’idea di abusare di sé o provocarsi turbamento con la mano. Altri termini più moderni rimandano all’accarezzarsi e allo stimolarsi. La cosa curiosa è che, anche se la masturbazione è un atto privato, è sempre stata etichettata negativamente dalle società. Non vi è comportamento sessuale della specie umana, infatti, più duramente condannato, ma più universalmente praticato della masturbazione.

Troviamo raffigurazioni della masturbazione già nelle pitture rupestri. Gli antichi egizi veneravano il Dio Atum alla cui masturbazione nel Nilo si attribuiva la creazione del mondo, un dovere cerimoniale a cui si prestavano tutti i faraoni al fine di portare fertilità alla terra e garantire un buon raccolto. Le donne non erano escluse. Si dice che la regina Cleopatra abbia goduto di una zucca vuota piena di api, che le davano piacere con il loro ronzio rabbioso.

Gli antichi greci consideravano la masturbazione del tutto normale, anche se di competenza dell’uomo comune, poiché le élite erano tenute a preservare la linea familiare; la ritenevano inoltre un rimedio alla frustrazione quando le donne non erano disponibili e oltre a ciò disponevano di schiavi per darsi sollievo. Tale liberalismo non si estendeva in questo caso alle donne, considerate incapaci di raggiungere il piacere sessuale senza l’introduzione di sperma nei loro corpi. Assurda credenza smentita dalle giornate termali, dove – a porte chiuse – si concedevano un olisbos, un fallo artificiale.

Gli uomini d’élite romana credevano che il sesso dovesse essere un’attività in cui un cittadino maschio adulto dimostrava virilità e status dominando una donna, un ragazzo o un uomo schiavo, attraverso la penetrazione, e ritenevano vergognosa e innaturale qualsiasi altra forma di attività sessuale. Tuttavia, la letteratura romana suggerisce che quasi tutti gli uomini si masturbassero almeno occasionalmente e, nonostante molti di loro ne provassero un profondo imbarazzo, la pratica era considerata del tutto normale e addirittura peculiarità degli dei come Pan. Anche i medici la inquadravano come attività salutare nella famosa teoria degli umori del corpo, che andavano trattenuti o liberati. La masturbazione era parte della vita, tanto da esser oggetto di scene talvolta comiche nelle Commedie Greche. Per i Romani l’atteggiamento rimase pressoché identico con l’avvento del Cristianesimo, religione ufficiale dell’impero nel IV secolo d.C. Va comunque precisato che la masturbazione femminile non era ben accetta, poiché non si confaceva allo status di una matrona e soprattutto sfuggiva al controllo del piacere sessuale da parte dell’uomo.

I costumi sessuali in tutta l’Asia affondano le loro radici nel Tantra, una filosofia originata ben 6000 anni fa in India, dove la maggior parte delle pratiche sessuali, compresa la masturbazione, erano accettate o addirittura venerate. Uno dei precetti del Tantra, tuttavia, è che un uomo dovrebbe astenersi dall’eiaculazione per fornire un’esperienza migliore ad una donna durante l’amore. Lo stigma che circonda l’eiaculazione può spiegare, in parte, perché la masturbazione alla fine sia diventata un atto proibito che richiedeva l’espiazione, almeno per gli uomini. Anche il taoismo considerava permissibile la maggior parte delle pratiche sessuali, disapprovava però la masturbazione per la stessa ragione per cui lo faceva il Tantra: l’eiaculazione al di fuori del corpo di una donna era una perdita di essenza vitale.

DAL MEDIOEVO

La condanna della masturbazione risale alla teologia ebraica e cristiana. I primi cristiani la vedevano come una minaccia per la sopravvivenza dell’umanità. I teologi medievali sostenevano si trattasse di un peccato mortale analogo all’omicidio. Per concentrarsi sulla spiritualità, ed essere più simili a Dio, i cristiani erano tenuti a fare sesso solo per concepire figli all’interno del matrimonio. La tradizione cristiana si rifà ad un oscuro passaggio del Libro della Genesi, in gran parte responsabile del divieto della Chiesa sia rispetto alla masturbazione che alla contraccezione. In Genesi 38, Dio comanda a Onan di sposare la vedova di suo fratello morto, e recita: “suscitare discendenza a tuo fratello”. La scrittura dice che invece Onan “sprecò il suo seme per terra per evitare di dare prole a suo fratello e Dio dunque lo uccise per il suo spreco.

Nell’ebraismo, la società vieta la masturbazione maschile sulla base di un passaggio della Torah (equivalente dell’Antico Testamento per i cristiani). Molti studiosi sostengono però che ci sia stato un malinteso di fondo e che si trattasse piuttosto di un’istruzione sulla legge ereditaria ebraica, che imponeva a Onan di dare un figlio al fratello morto. Onan non si era nemmeno masturbato; aveva semplicemente impiegato il coitus interruptus.

Durante il periodo rabbinico gli studiosi in Palestina credevano che sia il “seme” maschile che quello femminile contribuissero al concepimento di un bambino ma ciò non evitò che fossero relativamente tolleranti nei confronti della masturbazione. I saggi babilonesi e zoroastriani avevano invece una visione diversa e condannavano la masturbazione sulla base del fatto che “lo spreco di sperma, di per sé, rappresenta la potenziale distruzione di una vita”. La Chiesa Cristiana trascorse i suoi primi 300 anni di esistenza bloccando la liberazione sessuale di cui godeva gran parte del mondo antico.

 

EPOCA VITTORIANA E 1700

La paura della masturbazione raggiunse proporzioni isteriche nell’Inghilterra vittoriana. Gli uomini indossavano cinture di castità o addirittura anelli a spillo con punte rivolte all’interno sui loro peni per scongiurare la tentazione. Le donne che soffrivano di “isteria” o frustrazione sessuale, si rivolgevano a medici che le stimolavano con creme placebo per provocare loro un cosiddetto “parossismo “. Non si chiamava orgasmo, perché tutti ritenevano che le donne non ne fossero capaci. In questo periodo storico religione e medicina si unirono potentemente per costruire una letteratura ostile alla masturbazione. L’idea che l’anima fosse presente nel seme portava a ritenere decisivo trattenere il fluido vitale. Il suo versamento divenne, quindi, sia immorale che pericoloso. “Peccato, vizio e autodistruzione” divennero la “trinità di idee” che avrebbe dominato dal XVIII al XIX secolo.

La masturbazione, come la conosciamo, è stata inventata intorno al 1712, da un opuscolo che identificava una nuova malattia e da solo ha creato un “motore quasi universale per generare colpa, vergogna e ansia”. Un trattato dal titolo Onania; o, L’odioso peccato dell’auto inquinamento e tutte le sue spaventose conseguenze. Il suo anonimo autore era consapevole che il peccato di Onan si riferiva allo spargimento del seme maschile (e alla punizione divina per l’atto), ma ribadiva che trattava “di questo crimine in relazione alle donne come agli uomini”.

Nel 18 ° secolo i medici vittoriani sostenevano che la masturbazione provocasse malattia mentale, come preludio alla pena eterna, cecità e follia. Il filosofo Immanuel Kant la considerava peggiore del suicidio e sosteneva che “un uomo rinuncia alla sua personalità  quando usa se stesso semplicemente come mezzo per la gratificazione di una pulsione animale”.  Il romantico Jean-Jacques Rousseau consigliava che un tutore non lasciasse al suo allievo la minima opportunità di impegnarsi nella masturbazione. Jean-Etienne Esquirol, eminente psichiatra e medico capo dell’ospedale Salpêtrière di Parigi, dichiarò la masturbazione causa di pazzia. JH Kellogg suggerì rimedi come esercizio fisico, rigidi regimi di balneazione e sonno, impacchi, irrigazioni, clisteri e trattamento elettrico. Pochi dei consumatori di oggi di Kellogg’s Corn Flakes sanno che li ha inventati, quasi letteralmente, come cibo anti-masturbazione.

Alla fine del diciannovesimo secolo, molti medici incolpavano la masturbazione di nevrosi, nevrastenia e malattie nervose. Per arginare il problema, prescrivevano punizioni, autocontrollo e restrizioni dietetiche. Le tracce di ciò sono ancora presenti tra noi. La circoncisione maschile, ad esempio, ha avuto origine in parte con l’ossessione del XIX secolo per il ruolo del prepuzio nell’incoraggiare le pratiche masturbatorie.

All’inizio della sua carriera, Sigmund Freud, d’accordo con questa idea di “nevrosi masturbatoria”, sosteneva tuttavia che la repressione sessuale fosse di per sé una causa di nevrosi e arrivò alla conclusione che un rilassamento sui tabù intorno alla masturbazione potrebbe prevenire, piuttosto che causare, la nevrosi. Quando la psicologia e la psichiatria sono diventate forze culturalmente potenti, questa idea si è diffusa nel mainstream;

 L’ansia da masturbazione raggiunse il suo apice all’inizio del 1900. Quando il primo medico suggerì che anche le donne fossero potenzialmente capaci di raggiungere l’orgasmo, l’American Medical Association rifiutò di pubblicare l’ipotesi, obiettando non sulla base della scienza, ma piuttosto perché la presunta “innocenza” delle donne fosse una delle cose che eccitavano gli uomini.

PRIMI SEGNO DI UN CAMBAMENTO

Negli anni ’20 e ’30 del ‘900, i membri più sofisticati della comunità medica statunitense attaccarono su vasta scala i miti sulla follia masturbatoria, ma ci volle un’altra generazione prima che raggiungessero la massa. Negli anni ’30 e ’40, ad esempio, campagne moraliste femminili sempre negli Stati Uniti condannarono la masturbazione, non per ostilità al sesso, ma come mezzo per l’autocontrollo. Uno spartiacque negli USA arrivò con la pubblicazione dei rapporti Kinsey nel 1948 e nel 1953, dove la rivelazione sulla sessualità delle donne ebbe un effetto particolarmente potente in un paese che conservava l’immagine della donna vittoriana asessuata. Il dottor Alfred Kinsey stabilì che la masturbazione era una normale attività per adulti.

ANNI 60 E 70. LA RIVOLUZIONE SESSUALE

Con la rivoluzione sessuale degli anni ’60 in occidente, la masturbazione non solo è stata approvata, ma è stata anche raccomandata come strumento di terapia sessuale. Anziché peccato pericoloso, la masturbazione è stata definita come una virtù attraverso la quale gli individui potevano promuovere il loro benessere e migliorare l’interazione sessuale con l’altro. I timori per i rischi sulla salute sono diminuiti e la masturbazione è aumentata considerevolmente da una generazione all’altra, parallelamente ad un incremento della pratica di sesso manuale con un partner. Negli anni ’70 e ’80 i ricercatori capirono che la masturbazione era comune tra gli esseri umani di tutte le età e sessi, così come tra altri mammiferi ed iniziarono a trattarla come una funzione naturale molto simile all’atto di mangiare, dormire ed evacuare.

Nel 1972, l’American Medical Association dichiarò che era normale, ma il senso di colpa , la vergogna e lo stigma sopravvivono fino ad oggi. La professione medica occidentale ha creato il concetto di malattia post-masturbatoria che potrebbe causare impotenza. Si diceva che le donne che si masturbano sviluppassero un clitoride innaturalmente ingrandito, simile a un pene, o perdessero la loro attrattiva. Si sosteneva che un’eccessiva masturbazione causasse il drenaggio dell’energia sessuale che potrebbe dar luogo a nevrastenia o nevrosi e che il danno fisico causato dalla masturbazione rendesse una persona impegnata nella masturbazione incapace di consumare il matrimonio o di avere figli.

 Lo scopo di queste minacce era prevenire attraverso la paura. In passato alcuni medici occidentali si sono spinti al punto di versare acido sui genitali delle ragazze in crescita per “inibire” il loro interesse per il piacere genitale. In alcuni paesi del Terzo Mondo alcune donne si specializzano nell’uso di una lama di rasoio per tagliare la punta del clitoride delle bambine, a pagamento. La circoncisione maschile infantile non è apertamente dichiarata motivata dal misticismo anti sessuale, ma è nata come una sorta di castrazione simbolica e ha un effetto simile nel ridurre la sensibilità alla stimolazione genitale. Mentre la maggior parte degli ebrei riformati e ricostruzionisti non considera più la masturbazione un peccato, gli ebrei ortodossi e chassidici lo fanno ancora e alcuni indossano biancheria intima che consente loro di urinare senza toccarsi.

Alla fine degli anni ’90 studiosi e ricercatori cercarono di dimostrare che la masturbazione era fondamentale nella formazione della sessualità umana e sarebbe stato utile trasmetterne l’insegnamento. Una delle caratteristiche della sessualità moderna fu intravista proprio nell’accettazione della masturbazione, “ampiamente raccomandata come una delle principali fonti di piacere sessuale e incoraggiata come modalità per migliorare la risposta sessuale da parte di entrambi i sessi”. Al tempo stesso praticare l’autoerotismo divenne un tratto distintivo della liberazione sessuale femminile. Liberating Masturbation (1974) di Betty Dodson vendette più di un milione di copie.

Anche nella terapia la masturbazione ha trovato il suo posto “come mezzo per raggiungere la salute sessuale”. Il piacere personale è apparso in letteratura, al cinema e in televisione. Il Giappone ad esempio ha trasformato i giocattoli sessuali in una forma d’arte. Le innovazioni della masturbazione giapponese sono onnipresenti nei sexy shop di tutto il mondo.

L’autoerotismo potrebbe essere integrato, ma ciò non significa che sia totalmente accettato. Si è osservato infatti che le persone si vantano del sesso occasionale e delle infedeltà, ma rimangono in silenzio sul sesso solitario. La masturbazione rimane un’attività considerata vergognosa e problematica. In sostanza, è in una certa misura ancora tabù. Lo attesta tragicamente un fatto di cronaca nera: nel 2013, un ragazzo americano di 14 anni si è tolto la vita dopo che un compagno di classe lo ha filmato mentre si toccava negli spogliatoi.

Non c’è dubbio che la masturbazione può presentare un problema se diventa fonte di malessere o angoscia, mina le relazioni o viene svolta in pubblico; ma non fa impazzire, diventare ciechi o cose del genere. Oggi semmai la credenza nei mali della masturbazione è riemersa nella figura del dipendente dal sesso e nell’ossessione per l’impatto della pornografia su Internet. Quello che in un ambiente sessuo-positivo sarebbe considerato un comportamento normale è stato patologizzato in un altro. La Nuova Enciclopedia Cattolica con il supplemento sulla masturbazione (2012-13) scivola in una lunga disquisizione sulla dipendenza dal sesso e sui mali della pornografia su Internet: “La disponibilità della pornografia su Internet, recita, ha notevolmente aumentato la pratica della masturbazione”.

La pornografia è diventata la traslazione della masturbazione e non esiste ancora consenso sui benefici di questa pratica sessuale. Alcuni terapeuti mettono in dubbio la sua utilità e correttezza. I critici pensano che la masturbazione terapeutica possa rafforzare il piacere individuale e l’egoismo sessuale piuttosto che creare empatia e condivisione sessuale. Il porno su Internet è oggetto di discussioni costanti e di frequenti attenzioni da parte dei media. Tuttavia, al di fuori di luoghi specifici, stranamente non c’è confronto sull’argomento masturbazione ed essa rimane ancora oggi un piacere personale e privato di cui godere ma ancora lontano dall’essere condiviso, confidato.

 

Dr. Stefano Angelini

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