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Archivio annuale Novembre 10, 2017

I disturbi psicologici

I disturbi psicologici sono situazioni di forte disagio individuale identificabili con i sintomi di origine psicologica. Tuttavia, i disturbi psicologici interessano e si diffondono su tutto l’organismo. Le forme principali di psicopatologie sono il disturbo dell’ansia generalizzato, il disturbo di panico, il disturbo ossessivo- compulsivo, le fobie e la depressione. L’ansia è un’emozione che tutti hanno sentito nelle situazioni di pericolo oppure nei momenti stressanti (ad esempio prima di un esame). Piccole quantità di agitazione contribuiscono all’aumento dell’attenzione e all’attivazione neuro-fisiologica; questo ci aiuta a prepararsi e attivarsi nelle situazioni che richiedono specifiche reattività e quindi costituisce una specie di allerta funzionale alla persona. 

L’attacco di panico: se lo conosco (magari) lo supero

Il corpo grida ciò che le parole non riescono a dire. L’attacco di panico rappresenta una richiesta d’aiuto ad una situazione esistenziale che la persona vive con una forte preoccupazione, spesso accompagnata da una sensazione di impotenza. Si manifesta senza una ragione apparente e con una crescente e improvvisa escalation di ansia con sintomi cognitivi e somatici che vanno dalla sensazione di soffocamento alle vertigini, dall’aumento del battito cardiaco alle vampate di calore, dalla nausea alle vertigini fino alla paura di perdere il controllo o morire.

Nel corso di un attacco di panico la persona è oppressa da pensieri catastrofici e incontrollabili che gli riempono la mente fino a rendergli difficoltoso pensare lucidamente e fargli temere che tali sintomi siano veramente pericolosi. L’idea di essere agli esordi di una malattia non diagnosticata è comune e porta alla consultazione di un medico o il ricorso al pronto soccorso che il più delle volte rilascerà una diagnosi di attacco d’ansia.

I sintomi più comuni

  • aumento del battito cardiaco (tachicardia)
  • sensazione di calore diffuso e sudorazione
  • brividi di freddo e tremore
  • formicolio alle mani
  • difficoltà nella respirazione
  • senso di vertigine
  • nausea
  • aumento o diminuzione della pressione sanguinea
  • oppressione e dolore al petto
  • diminuzione del senso di realtà
  • paura di perdere il controllo
  • sensazione di stare sempre peggio e non riuscire a riprendersi
  • paura di morire

Come si manifesta?

L’attacco di panico non è preceduto da segnali, può avvenire in qualsiasi luogo e momento e questo ne aumenta il suo timore. E’ più frequente nelle donne sebbene gli uomini non ne siano certo immuni, si manifesta già dalla giovane età in concomitanza a periodi o momenti di forte preoccupazione o impegno intenso nello studio o nel lavoro. I segnali del suo arrivo coincidono con la sua presenza sempre più pervasiva, una forza perturbatrice che attraversa il corpo scuotendolo e impegna la mente paralizzandola.

Da cosa dipende?

Il verificarsi di una attacco di panico può essere favorito da un evento scatenante che lancia la persona verso sentimenti di forte preoccupazione in seguito all’inizio di una nuova esperienza, un cambiamento nella vita, un episodio traumatico, il modificarsi di alcune condizioni di lavoro, finanziarie o relazionali.  In poche parole una modificazione nella propria esistenza che genera una forte apprensione o anticipazione di fallimento.

Le conseguenze sulla vita

E’ possibile che una persona ne viva uno o due episodi nel corso della vita senza che ciò implichi la presenza di un disagio psicologico più complesso. Il ripetersi degli attacchi di panico, invece, può favorire la nascita della paura di ritrovarsi in situazioni di perdita di controllo inaspettate e improvvise che possono portate alla scelta di limitare le uscite e tutte quelle esperienze in cui l’attacco di panico può presentarsi. Si evitano le situazioni in cui si teme possa verificarsi e sarebbe difficilmente gestibile come ad esempio guidare in autostrada, viaggiare in treno, essere in luoghi chiusi dai quali non è facile uscire velocemente. Quando non si vuole ricorrere all’evitamento come strumento di controllo del proprio spazio di movimento si chiede di essere accompagnati per non rimanere da soli. Sono immaginabili le conseguenze in ambito sociale, lavorativo e sulla qualità della vita.

Come si supera?

L’attacco di panico rappresenta l’espressione di un disagio che ha cause non legate al momento ma ad una percezione di sé precaria, poco capace di affrontare le difficoltà. Per questo ogni trattamento farmacologico anche quando elimina il ripresentarsi di episodi di attacchi di panico, non affronta e non risolve la causa vera, il disagio psicologico che lo genera. Allo stesso modo non offre significativi vantaggi l’utilizzo di tecniche di rilassamento o lo yoga, visto che anche esse non vanno ad scoprire, affrontare e quindi superare le cause del disagio.

Potrà sembrare banale ma di attacco di panico non si muore, tanto vale non allarmarsi oltre il necessario ma viverlo, invece, come un vibrante temporale interiore che fa paura ma che passerà se non in alcuni secondi, sicuramente in pochi minuti. Questo modo di affrontarlo gli toglie forza e non peggiora le cose. I sintomi piano piano spariranno, la respirazione tornerà normale ed anche il battito cardiaco calerà.

Ma ciò indubbiamente non basterà a debellare il problema. Sarà infatti necessario andare a fondo e indagare le cause del disagio psicologico di cui l’attacco di panico è soltanto il grido d’aiuto, l’espressione fisica del malessere esistenziale. Uno psicoterapeuta preparato sarà sicuramente un buon alleato e accompagnerà la persona nel corso di un viaggio, non lungo, finalizzato a smascherare e superare le radici del malessere e scoprire nuove soluzioni e opportunità. Un percorso terapeutico che permetterà alla persona di fare riferimento alle proprie risorse e di scoprirne di nuove per affrontare ciò che, talvolta non consapevolmente, fa paura. Cambiare.

 

Immagine: Panic, Duane Kirby Jensen

 

Cancro al testicolo e conseguenze sul benessere psico-sessuale

Tra le malattie che minacciano la vita, il cancro si pone come evento tra i più traumatici e stressanti. Poche altre malattie presentano così evidenti conseguenze sul benessere psico-sessuale, minacciando e interferendo sulla dimensione fisica, psicologica, esistenziale e relazionale. Molti studi, già a partire dagli anni settanta, hanno dimostrato la presenza di disagio psicologico sin dalla comunicazione della diagnosi. Quelli più frequentemente riscontrabili comprendono i disturbi dell’adattamento, i disturbi depressivi, i disturbi d’ansia, i disturbi psichiatrici su base organica, i disturbi psicotici e le disfunzioni sessuali. Relativamente all’area della sessualità, dalla letteratura emerge come, direttamente o indirettamente, il cancro ed il suo trattamento possono influenzare il desiderio, il piacere e le funzioni sessuali in un’ampia percentuale di pazienti. Ciò può avvenire sia nel momento della diagnosi, per il significato di minaccia alla sopravvivenza che essa rappresenta, sia al termine del trattamento a causa della profonda trasformazione nella valutazione del mondo e della propria posizione in esso (ruoli cambiati, incertezza sul futuro, alterazione dell’immagine corporea, timore di perdere rapporti importanti, problemi di lavoro o economici, possibili problemi di infertilità, ecc.).

La comparazione tra diversi studi che hanno indagato la relazione tra cancro e disfunzioni sessuali indica come esse tendano ad essere presenti, indipendentemente dalla sede del tumore e dalla distanza di tempo dalla diagnosi, sia nell’uomo che nella donna. E’ presumibile, però, che la loro incidenza vari a seconda della tipologia del cancro (malignità), della sua collocazione (organi della sfera genitale o meno), del trattamento utilizzato (intervento chirurgico, chemioterapia, radioterapia, ecc.) oltre che dalle caratteristiche psico-relazionali e socio-affettive, agli stadi di vita e al funzionamento sessuale precedente della persona.

Cancro al testicolo e implicazioni psico-sessuali

La prevalenza delle conseguenze psicologiche in pazienti affetti da cancro al testicolo sono state esaminate in diversi studi. Alcuni di questi hanno rilevato livelli di ansia, depressione e qualità della vita simili a quelli della popolazione generale. Altri hanno evidenziato, invece, livelli non sottovalutabili di disagio psicologico o rischio di svilupparlo: nello specifico hanno riscontrato non solo la presenza di sintomi ansiosi o depressivi ma anche cambiamenti dell’immagine corporea, dovuti all’impatto dell’orchiectomia, e modificazioni socio-relazionali. Uno studio sulla qualità della vita ha evidenziato come circa il 10% dei pazienti, anche dopo un lungo periodo di tempo dal trattamento, presentava difficoltà psicologiche quali ansia, depressione, fatica, e difficoltà relazionali. Recenti indagini, motivate dalla mancanza di informazioni circa il profilo psicologico di soggetti con cancro al testicolo che hanno richiesto la crioconservazione del liquido seminale, hanno valutato la prevalenza sia di disturbi dell’umore e hanno evidenziato la presenza di ansia e depressione in due terzi dei soggetti intervistati. I risultati ottenuti hanno spinto l’equipe medica a considerare la condizione psicologica del paziente come elemento fondamentale della diagnosi e quindi a migliorare il servizio offerto.

La particolare collocazione di questa tipologia di cancro e il ricorso all’orchiectomia, sebbene priva di particolari rischi e di facile esecuzione, fa emergere nel paziente una serie di problematiche che si riflettono sulla vita sessuale manifestando talvolta disfunzione erettile, disordini dell’eiaculazione, difficoltà dell’orgasmo, diminuzione del desiderio sessuale, diminuzione dell’attività sessuale e insoddisfazione sessuale: l’incidenza varia a seconda del trattamento associato all’intervento chirurgico e diminuisce con il trascorrere del tempo dal trattamento. 

Alcuni autori hanno sottolineato come l’informazione offerta al paziente riguardo al trattamento e il sostegno psicologico se è presente un disagio influenzino positivamente l’andamento post-trattamento e la qualità della vita del paziente. La consulenza psicologica pre-trattamento, finalizzata a predire lo sviluppo di futuri disagi, e post trattamento può dunque favorire una buona qualità della vita del paziente anche sotto il profilo sessuale. 

Un altro aspetto problematico è la capacità procreativa dopo il trattamento. Il tumore al testicolo, infatti, rende la possibilità di concepimento uno degli aspetti più importanti e delicati all’interno di tutto il tema della qualità della vita. Nel paziente neoplastico la funzione sessuale e riproduttiva può risultare alterata in modo diretto, come nel caso dei tumori che colpiscono gli organi riproduttivi come effetto secondario delle terapie chirurgiche, radianti, chemioterapiche e ormonali effettuate. Se l’implicazione è evidente e scontata nel trattamento chirurgico, non lo è altrettanto nei trattamenti farmacologici e radianti i cui effetti collaterali, in termini di interferenza con la fertilità, dipendono dalla dose, dal tipo di trattamento, ma anche dall’età del paziente. In generale si può affermare che nel maschio gli effetti collaterali delle terapie consistono in disturbi della produzione del liquido seminale e dell’eiaculazione. Il trattamento radiante a livello delle gonadi è potenzialmente responsabile della riduzione delle cellule germinali oltre che dell’alterata funzione endocrina.

Un altro problema da valutare, e che i pazienti si pongono, è quello del rischio di trasmettere particolari malattie alla progenie. Questo rappresenta un interrogativo che condiziona il desiderio di procreare in assenza di chiarimenti da parte del personale medico. A tale riguardo è interessante notare come, in uno studio con pazienti con tumore, non solo al testicolo, coloro che sono diventati genitori, diversamente da chi non ha avuto figli, hanno usufruito di maggiori informazioni, prima dei trattamenti, sulla possibilità di conservare il seme e in generale di discutere con i propri terapeuti le possibili implicazioni mediche associate alla procreazione. 

Questa disamina pone in evidenza come l’assenza di difficoltà sessuali ed una vita sessuale e relazionale soddisfacente precedentemente all’intervento rappresentino fattori di protezione contro l’insorgere di difficoltà sia sessuali che psicologiche. Da non sottovalutare anche l’importanza del sostegno della partner al momento della diagnosi e durante il trattamento. infatti, anche se un paziente dispone di un ottimo aiuto da parte di familiari ed amici, questo non può compensare la mancanza del sostegno fornito dal partner. Questo ruolo così speciale, cioè, non può essere vicariato da altre relazioni e la sua assenza può condizionare negativamente l’andamento del paziente alla malattia ed ai suoi reliquari

In conclusione, questa tipologia di cancro prevede un’alta percentuale di prognosi favorevoli e una bassa probabilità di generare infertilità. La presenza di una relazione significativa ed una soddisfazione sessuale al momento della diagnosi rappresentano fattori di protezioni contro l’insorgere di difficoltà psicologiche e/o sessuali. Appare comunque necessaria un’attività di consulenza e sostegno a queste coppie per limitare ulteriormente il disagio derivante dalla scoperta e dal trattamento del cancro al testicolo. Tale supporto si rende fondamentale per coloro che hanno una vita sessuale insoddisfacente al momento della diagnosi (anche per la presenza o meno di una disfunzione sessuale) o non abbiano una partner in grado di sostenerlo emotivamente ed affettivamente dalla scoperta della patologia alla sua completa risoluzione.

Sextortion. Adescamento virtuale ed estorsione sessuale

Un fenomeno sempre più frequente quello denominato Sextortion, un termine composto dalle parole inglesi sex ed extorsion. In cosa consiste? Una giovane donna di belle sembianze ti contatta via Facebook oppure tramite applicazioni chat matchando il tuo profilo o chiedendoti l’amicizia. Ne rimani naturalmente catturato e inizi a chattare con domande comuni sul luogo di residenza, il lavoro, gli interessi.

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